Sono ormai passati anni e persone. La polvere del tempo ha cicatrizzato vecchie ferite e il fragore di nuovi più drammatici avvenimenti ha fatto calare un velo di oblio sui drammi che li hanno preceduti e causati. Eppure, i ricordi di quegli ultimi affannosi momenti che, senza darmi il tempo di prepararmi al congedo, chiusero la mia vita in Somalia, rimangono ancora nitidi e precisi come segni incisi su pietra. Vivi e prepotenti come i colori, i profumi e i rumori dell'Africa, e i fragori della guerra di quel caldo pomeriggio di gennaio. La Somalia e i ricordi di un passato recente: nei ricordi di un diplomatico italiano, la storia degli ultimi 50 anni dell'Italia in Somalia e una chiave di lettura diversa, dalla parte dei somali, per spiegare una crisi che l'Occidente non è, al fondo, riuscita a capire. L'Autore rivive la sua esperienza in un Paese sconvolto da una guerra devastatrice. Pagine intense testimoniano le speranze dell'Afis, la breve illusione dell'indipendenza e della Democrazia, la terribile guerra dell'Ogaden, gli anni del regime di Siad Barre, le contese tribali e i ripetuti tentativi di evacuazione dei connazionali. E, dietro al dramma di una guerra, il ruolo di un Occidente "ottuso", incapace di comprendere l'anima selvaggia di un popolo libero e disposto a morire in nome del suo credo. A momenti di intensa drammaticità si alternano i racconti di vita fatti di amicizie sincere, di cacce al bufalo secondo il secolare rito del safari, in una simbiosi totale con la natura e gli animali. Lo sguardo si perde oltre l'orizzonte di interminabili pianure, in tramonti di fuoco, nelle corse degli animali liberi, per fissarsi, infine, in immagini indelebili.