La guerra; gli arcaici costumi tribali di una società primitiva; l'esotismo di una vita africana. Nei ricordi di un diplomatico italiano, la storia degli ultimi 50 anni dell'Italia in Somalia e una chiave di lettura diversa, dalla parte dei Somali, per spiegare una crisi che l'Occidente non è, al fondo, riuscito a capire. Sono gli ultimi anni del declino del regime del Presidente Siad Barre, che, dopo una sequela di sviluppi sempre più tragici e sanguinosi, sfocerà nella guerra tribale civile somala che distrugger nelle fondamenta la struttura stessa dello Stato somalo. L'apice della vicenda sarà costituito dalla cosiddetta "battaglia di Mogadiscio", infiammata nel periodo di Natale-Capodanno del 1990-1991. Per circa tre settimane l'Ambasciata d'Italia a Mogadiscio rimane, dopo la fuga di tutte le altre rappresentanze diplomatiche e anche degli esponenti delle Nazioni Unite e della Croce Rossa, l'unica presenza internazionale operativa nella capitale somala teatro di una battaglia durissima tra artiglierie e carri armati. Claudio Pacifico, guidando un piccolo nucleo di carabinieri, organizza le operazioni di soccorso ed evacuazione della comunità italiana e di centinaia di civili inermi rimasti intrappolati nei combattimenti. Tale azione riconosciuta con il conferimento di due Medaglie d'Oro e quattro "Medaglie d'Argento" al Merito Civile. Come riconoscimento della sua azione Pacifico, a 43 anni, nominato Ambasciatore d'Italia in Bangladesh, il più giovane ambasciatore dell'intera rete diplomatica italiana.